Antonio Marras Resort 2018: ribelle, appassionata, bellissima come Rossella O’Hara

Il talento sartoriale di Antonio Marras è una matassa affascinante che custodisce intrecci tutti diversi, tutti però derivati dalla stessa sostanza da cui sgorga l’istinto appassionato: la creatività profonda e inarrestabile, l’urgenza di percorrere vie d’espressione sempre nuove, il desiderio mai stanco di conoscenza che smonta i confini tra le cose, s’immerge nelle arti varie, viaggia nel tempo e nello spazio fin nei segreti delle culture più lontane, per poi fare sempre ritorno nella quiete di casa.

Il suo è il talento sartoriale che manipola la materia per trarne fuori abiti e accessori che, così, diventano veri racconti fatti di stoffa, volteggi dell’immaginario e densa bellezza.

Che si sappia, padroneggiare tale dote è innanzitutto questione di grandi dosi di coraggio, fiducia tenace nel potere poetico del bello multiforme, picchi pindarici d’entusiasmo meritato, tracce di sfrontatezza per scontrarsi con i luoghi comuni della moda massificata, farli a brandelli ed uscirne vincenti: e la collezione Resort 2018 è la dimostrazione di una vittoria rinnovata!

Sfrontatezza si diceva, quella garbata però, perché agganciata a valori pregiati che hanno a che fare con la cultura, anche quella più sguaiatamente popolare: il segreto, Antonio Marras lo sa bene, sta nello sguardo rispettoso con cui l’affronti, nel piacere invasivo che provi mescolandola con suggestioni d’altra natura, per assemblarne costruzioni donanti da indossare e poi sorprenderti dell’effetto intrigante che fa.

Insomma, ci vuol una tale sfrontatezza d’intenzioni e intelletto per scegliere di allacciare l’ispirazione della collezione Resort 2018 ad un personaggio infinitamente pop: una donna eterna nelle pagine del romanzo che le ha dato vita, altrettanto eterna nel film che le ha dato un volto, sempre favolosamente attuale nell’immaginario femminile nonostante i suoi ottantun anni letterari.

Come ispirazione da cui dar forma alla collezione Resort 2018 Antonio Marras sceglie, infatti, Miss Rossella O’Hara: proprio lei, quella benestante fanciulla del sud dell’America ottocentesca, la signorina dal carattere spigoloso, civettuolo e a sprazzi spiccatamente egoista, vanesia ed eternamente innamorata dell’amore sbagliato.
Ma, anche, quella giovane donna ribelle a qualsiasi regola sociale retrograda, appassionata e pragmatica al punto d’infilarsi a testa alta nelle capriole dell’esistenza, e d’infilarsi una tenda a mo’ d’abito da gran sera quando la guerra aveva cancellato ogni sfarzo.
E, per tutto questo, innegabilmente bellissima.

A guardarli bene, dopotutto, Rossella O’Hara e Antonio Marras, ecco che scovi tratti insospettabili in comune tra i due: certo, per far ciò bisogna andar all’essenziale, ripulirsi gli occhi dai tessuti e ricami opulenti e vedere l’uomo, la mente, il cuore appassionato di Antonio Marras per quel che è giù dalla passerella, e al contempo bisogna poggiare su Rossella O’Hara uno sguardo ripulito dal pregiudizio stuzzicato dalla sua frivolezza d’apparenza.
Entrambi hanno le radici nel sud della propria nazione, che li nutre con carattere e sentimenti forti, li anima di contrasti taglienti, li espone al giudizio schietto del pubblico, e poi li riconduce sempre a sé, sempre alla terra in cui sono nati.

Come Antonio Marras ha compiuto la scelta artistica e sentimentale di vivere e lavorare ad Alghero, nella sua amata Sardegna, così Rossella trova sempre in Tara, la sua tenuta natale, la forza per dare solidità alla sua esistenza: inizia proprio da qui la collezione, dall’immagine mentale dei giardini lussureggianti delle Dodici Querce contrapposti al caldo del Sud, un contrasto trasognato che si appaia alla vegetazione lussureggiante e ai panorami desertici della Sardegna, una dicotomia che rispecchia quella dell’indole altalenante tra emotività e pragmatismo di Rossella.

E così, quella stessa immagine mentale diventa una stampa vivida ritratta sul completo d’apertura, sul caftano fluido e il capospalla sartoriale, si scompone nei motivi di frutti polposi e fiori delicati che pervadono gli abiti, che a loro volta si fanno richiamo della femminilità fascinosa che gonfia le gonne ampie e le maniche a sbuffo, di quella vanitosa che arriccia la stoffa, tinta in una palette di pastelli ricercati, in ruches e volant, di quella elegante che seduce nelle velature scure e garbate ricoperte di ricami, nel see-through dei pizzi e nell’opulenza dei broccati.
Poi sopraggiunge la donna pratica, il ricordo di quella tenda divenuta abito rievocato negli abiti che son un patchwork sofisticato di textures e trame luminose, il tema della guerra che è lo sfondo della storia di Rossella e che nella donna di Antonio Marras si traduce nella nettezza di completi pantalone lievemente maschili nell’aspetto severo a scacchi, la prontezza dovuta allo spirito indomabile d’indipendenza che diviene la sveltezza allegra dei competi a righe variopinte.

Una conferma applaudita che il romanticismo alternativo è una mischia eccellente di risolutezza e brillante sofisticatezza.

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