L’illustrazione di stile declinata al maschile. Un onore ospitare il bravissimo artista Richard Haines su lepilloledistefano, con una intervista in esclusiva.

L’ho conosciuto grazie ad un blog e ne parlai, ormai anni fa, in un mio pezzo su un magazine del quale ero contributor e che amavo moltissimo, Velvet, che ora non esiste più. Mi piaceva talmente lo stile di Richard Haines, che lo inserii in quell’articolo, forse uno dei primi in cui si affrontava il fenomeno dei fashion blogs, iniziando a seguirlo, anche quando ha collaborato con nomi importanti della moda. Poco conoscevo in realtà di Haines, per me nel suo “What I saw today” lui pubblicava schizzi e disegni delle persone che incontrava per strada, analizzando così tendenze e abitudini. Non sapevo che dietro le splendide capacità di disegnatore, c’era un professionista del fashion system, che era stato designer, oltre che illustratore. Il blog ha portato fortuna a Richard, che ho avuto poi modo di incontrare e conoscere nei suoi passaggi italiani, di solito ci incrociamo a Pitti, così ho deciso di saperne di più di questo uomo dallo sguardo sempre attento, con il quaderno degli schizzi sempre in mano, capace in pochi momenti di tratteggiare non solo il guardaroba di un passante anonimo, ma di delineare con la sua arte i movimenti di stile dei nostri anni, come pochi sanno fare. Eccovi la mia chiacchierata con Richard Haines.
I met him through his blog and I wrote about his work some years ago, in a piece for Velvet, a magazine that I loved very much, which no longer exists, of which I was a contributor at the time. I liked so much Richard Haines’ vision that, not only did I write about him, in what was perhaps one of the first articles in which an Italian mainstream magazine dealt with the phenomenon of fashion blogs, but I also began following him through his subsequent works with big names in fashion. I knew very little actually about Haines, for me in his famous “What I saw today” he was publishing amazing sketches and drawings of people he met on the street, analyzing in a very personal way trends and habits. I did not know that behind the wonderful drawing skills, there was a professional of the fashion industry, who had been a designer, as well as an artist. The blog has brought good fortune to Richard, showing his talent around the world. I have had the opportunity to meet him in some of his Italian moments, usually I see him at Pitti in Florence, so I decided to learn more about this man with a very keen eye on the contemporary society we live in, who is always with a sketchbook in hand, able in a few moments to sketch not only the wardrobe of an anonymous passerby, but to delineate with his art the movement and shifts in style of our years, as few know how to do. Here is my interview with Richard Haines.

 

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Richard ci racconti come e quando ti sei avvicinato al mondo dell’arte? Quando hai deciso che quello dell’illustratore poteva diventare il tuo lavoro? E quando sei arrivato invece alla moda?
Ho sempre disegnato, anche quando ero molto giovane. Era un modo di scappare dalla realtà e di creare il mio mondo. Con il tempo mi sono trasferito a New York, avevo sperato di diventare un illustratore di moda, ma il settore si stava riducendo e mi sono lasciato sedurre dall’idea di essere un designer ‘star’, così ho abbandonato l’arte in favore della moda. Mi considero un buon designer, ma penso anche di essere migliore come artista, così il passaggio non mi è mai sembrato come una cosa completamente naturale.

Quando l’economia si è arrestata nel 2008, non stavo ricevendo lavoro come designer di moda, ed è stato in quel momento che ho pensato di iniziare il mio blog, che si è rivelato essere la cosa migliore che io abbia mai fatto per la mia carriera!

Hai avuto un sacco di riscontri grazie al sito ‘What I Saw Today’. Quale pensi sia l’importanza, in generale, al giorno d’oggi dei blog? Quale è stato il motivo che ti ha spinto a crearne uno? E quale la cosa più importante che hai guadagnato grazie ad esso?
Penso che la cosa più importante che ho avuto nell’iniziare il blog sia stato lo scoprire il potere della mia ‘voce’, ed entrare in contatto con il mio autentico ‘io’ creativo. Fino a quel momento avevo lavorato come designer per grandi brand, così la mia ‘voce’ era sempre stata filtrata dal marchio per cui stavo lavorando, cosa che ha ovviamente senso, visto che l’azienda non era mia e mi pagavano per rimanere all’interno dei loro parametri.

Ma quando ho iniziato il blog, proprio dal primo disegno che ho postato, ho sentito davvero quanto possa essere potente, forte, pubblicare qualcosa che rappresenta al 100 % il tuo punto di vista, ancora di più quando ti rendi conto che la gente reagisce in qualche modo, risponde a questo tuo lavoro.
È stato incredibile e cerco sempre di ricordarmi che la cosa migliore che posso fare è essere fedele a me stesso.

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La tua arte è molto apprezzata e hai portato avanti tante collaborazioni, anche con nomi importanti. Qual è stato fino ad ora il lavoro che pensi rappresenti meglio il tuo percorso nella moda?
Vorrei iniziare dicendo che sono grato per tutte le collaborazioni e tutto il lavoro che mi è stato chiesto di fare. Apprezzo le persone che vengono da me e ripongono la loro fiducia in quello che faccio e ogni lavoro mi ha portato a qualcosa di diverso. Quattro anni fa, quando i responsabili di J Crew mi hanno chiesto di fare un progetto con loro, ho fatto un salto enorme di visibilità. Quindi sono incredibilmente grato a loro.
Penso che, parlando di una collaborazione che mi rappresenti, il mio recente lavoro con Prada sia stata un’esperienza molto preziosa. I risultati sono stati un libro, delle magliette e un iPad app, durante tutto il percorso sono stati incredibilmente di supporto e mi hanno dato un’enorme licenza creativa. E, naturalmente, il ritorno in termini di copertura da parte della stampa e di visibilità che può venire dal lavoro con una casa di moda come quella è davvero incredibile…

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Dopo un periodo in cui sembrava ci fossimo scordati dell’illustrazione di moda, forse a fine anni ’80 e agli inizi degli anni ’90, ora è da più di 10 anni che le illustrazioni hanno fatto il loro ritorno nelle riviste di moda. Quale pensi sia l’importanza dell’illustrazione al giorno d’oggi?
Beh, credo che tutto vada a cicli, anche se penso che i cicli stiano andando sempre più velocemente. Ma, ancora più importante, penso che ci siano molte più immagini e prodotti delle arti visive che circolano in giro, tanto che c’è molta richiesta di illustrazioni, come anche di tutto il resto. C’è molta più fotografia, più riviste, siti, Tumblr, blog, Pinterest, Instagram. 

Ha senso quindi che ci sia una grande richiesta di tutto quello che è legato all’immagine. E io credo che l’illustrazione offra un’alternativa alla fotografia, non la potrà mai sostituire totalmente, ma esaltarla sì.

Chi sono i tuoi eroi nell’arte e nel mondo dell’illustrazione? Chi ammiri e chi consideri una sorta di ispirazione per il tuo lavoro? 
Ci sono tanti artisti e illustratori incredibili, non saprei da dove cominciare! Quando ero un ragazzino passavo ore sui libri che parlavano di Toulouse Lautrec, la vitalità della sua linea e l’idea di utilizzare manifesti come modo per comunicare, davvero incredibile. 

E più tardi mi sono innamorato del lavoro del grande illustratore Antonio. Ma c’è Bouche, Marcel Vertes e poi Cocteau, Kenneth Paul Block, Christian Berard. È una lista di nomi senza fine…

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Dal tuo punto di vista preferenziale di artista, che idea ti sei fatta sul mondo della moda? Cosa ti piace del fashion system e cosa invece no?
Amo la moda e il suo mondo. Come artista è tutto molto più facile, posso andare a vedere uno spettacolo, disegnare, vedere per la bellezza che viene mostrata, e non mi devo certo preoccupare di ordini, buyers, produzione, consegne, grazie al mio lavoro posso essere vicino alla moda e non avere a che fare con i mal di testa che può provocare, che sono molti, quindi è perfetto!

So che sei stato in Italia più volte. Quale pensi siano le principali differenze tra stile italiano e quello americano?
Oh mio Dio, ho avuto lunghe conversazioni su questo argomento con i miei amici. Come illustratore americano, ex designer di abbigliamento maschile e osservatore l’Italia è praticamente il Paradiso! Il modo naturale e innato degli uomini italiani di indossare gli abiti è semplicemente stupefacente. Penso sempre a come la storia e la cultura influenzi il modo in cui le persone si vestono.
Penso che la luce da voi sia così calda e accogliente, che la gente può scegliere colori che non starebbero così bene in altri posti. E il modo in cui le giacche sono tagliate, la vestibilità dei pantaloni, gli accessori perfetti. Devo portarmi sempre un sacco di quaderni da disegno quando vengo a Pitti Uomo, perché ci sono così tanti uomini ben vestiti!
Penso invece che il più grande contributo dell’America alla stile sia il casual, la funzionalità. I jeans, le T-shirt, le sneakers sono tutte perfette icone dello stile americano. Per cui alla fine penso ci sia spazio per entrambi…

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JOSEPH

La tua personale definizione di eleganza? Chi pensi abbia un bello stile?
Credo che l’eleganza sia più il modo in cui una persona gestisce se stessa, come si pone e come tratta gli altri. Credo che l’eleganza venga dalla gentilezza, dall’accettazione, dalla grazia. Lo stile di una persona riguarda quello che lei sa di se stessa, ciò che funziona sul suo corpo, confrontato alle tendenze di stagione. Credo ad esempio che mia figlia abbia un grande stile, sa esattamente ciò che funziona per lei, non è ossessionata dalla moda, ma prova piacere a giocarci. Lei tende a indossare camicie Oxford, jeans dal taglio perfetto, nulla di speciale o complicato, ma questi capi le stanno benissimo e non la sopraffanno, permettono alla sua personalità di trasparire, ed è questo, secondo me, lo stile.

Puoi descriverci il tuo stile?
È piuttosto basico, semplice. Mi piace avere un guardaroba ridotto all’uniforme, e poter quindi concentrarmi su come si vestono le altre persone. Di solito indosso camicie blu navy, antracite o bianche. Ultimamente ho indossato molto i jeans Acne, la vestibilità è fantastica, e ho appena ricevuto una giacca Engineered Garments che amo, è una specie di camicia-giacca da lavoro francese, pratica e con tonnellate di tasche per matite, gomme, biglietti da visita. Per le scarpe mi piace osare un po’, indossa quelle di Prada o le slippers Stubbs & Wootton.

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Infine, piani per il futuro e sogni personali?
La prima volta che sono andato a Parigi era il 1974 e mi ricordo che fissavo i tetti sulla riva sinistra e fantasticavo di avere uno studio con un sacco di luce e di spazio dove avrei potuto dipingere. Ho perso quella visione per un po’, ma ora sta tornando, e questo mi piace, è un sogno che vorrei concretizzare. Più nell’immediato c’è la realizzazione ad ogni stagione di una sorta di giornale di disegni, il ché è molto divertente, sto anche lavorando ad un libro, e, naturalmente, sono sempre disponibile per una nuova collaborazione con un fantastico designer. Sento che ci sono così tante meravigliose opportunità davanti a me! 

And on the second page of this post the english version of my interview to Richard Haines

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