Nuovi talenti: il giovane designer Manuel Barbieri (intervistato da me e fotografato in esclusiva per lepilloledistefano da Aaron Olzer)

Giovanissimo, ma già con le idee ben chiare. Molti sogni e aspettative per il futuro, ma anche la consapevolezza che nulla arriva gratis e che il mondo della creatività è fatto di impegno e sinergie, cultura e capacità di promuovere il proprio lavoro. Manuel Barbieri sta ancora completando il suo ciclo di studi, ma il suo progetto ARIVA Collection gli ha già valso molti articoli internazionali e il primo premio del concorso tenutosi a Bologna, al Centergross, “Alla ricerca del talento nascosto”, di cui io sono stato giudice invece per la parte moda. Molto contento di vedere decretare la vittoria di Barbieri, nell’area che vantava fra i giurati l’Arch. Alberto Gioia, la Dott.ssa Veronica Ceruti (responsabile dipartimento educativo MAMBO), Rita Ricci Pederzoli (interior designer e presidente nazionale Ass. Home Stager), perché avevo già avuto modo di ammirare la creatività del giovane designer, conosciuto tramite un amico comune, e, proprio perchè ho trovato lo spunto per la sua collezione ARIVA molto interessante, ho deciso non solo di intervistarlo, ma di inserirlo nel ciclo di presentazioni di giovani talenti italiani iniziato con l’attore Fabio Tameni e proseguito con il fashion designer Simone Rainer. In questo mio ormai appuntamento fisso sono accompagnato dal bravo fotografo Aaron Olzer. Per cui eccovi la mia intervista a Manuel Barbieri e le foto realizzate da Aaron, con il mio styling. 

Photo: Aaron Olzer
Styling: Stefano Guerrini
Styling assistant: Cecilia Gioetti
Hair and Make Up: Selene Pisu

Model: Manuel Barbieri

Thanks to Marco Magalini

Impermeabile / raincoat Il sistema degli oggetti, maglia / sweater Luca Larenza, occhiali / glasses Web

Come ti sei avvicinato al mondo del design e quando hai deciso sarebbe stato il tuo lavoro? Ci racconti il tuo percorso?
Oggi lo chiamo design, un tempo lo chiamavo disegnare. Disegno e scrivo da sempre con la penna Bic, famosa penna a sfera che mi permette di fare schizzi, sfumare e definire un idea. Colleziono una serie di taccuini in cui annoto ogni minima forma e impressione su qualsiasi cosa. Come scuola superiore ho scelto l’Istituto D’Arte Napoleone Nani di Verona, mi ha dato le basi pratiche per affrontare il lavoro di designer. Sapevo che la mia strada sarebbe stata quella del disegno e della creazione e cercavo un lavoro concreto che potesse trasformare la mia passione in realtà. A breve terminerà il mio percorso di studi in Interior Design all’Istituto Design Palladio di Verona, un viaggio che mi ha permesso di conoscere molte facce di questo mondo e devo dire che ho l’imbarazzo della scelta. È un lavoro complesso e pieno di sfumature. Oggi un designer deve essere oltre che curioso e creativo anche grafico, p.r. e  imprenditore, deve sapersi vendere, deve credere in quello che fa e deve buttarsi ad ogni minima occasione. Sono pochi i treni giusti e la fortuna bisogna costruirsela giorno dopo giorno. Il famoso detto: “Chi semina raccoglie”, va a braccietto con: “Chi dorme non piglia pesci”! Ecco io ho pensato che fosse una buona mossa sfruttare gli anni di università per fare più esperienza possibile e per poter presentarmi al mondo del lavoro a 22 anni, pieno di idee e con un minimo di esperienza sul campo che pochi dei miei coetanei hanno.

Giacca / jacket Giuliano Fujiwara, occhiali / glasses Tom Ford

Al momento di cosa ti occupi?
Circa il futuro prossimo, sto sviluppando la mia idea di LAB (www.barbieridesignlab.com) attraverso un nuovo progetto che prevede la realizzazione di un tessuto per l’arredamento che deriva da materiali scartati di uso comune. Le idee sono tante, ma per il momento non posso dire altro, sono ancora in fase di ricerca. Anche se qualche campione ha già preso forma…Guardando al presente, sto portando avanti la mia “ARIVA COLLECTION” con la quale ho vinto il concorso presso lo Studio40 di Bologna e c’è un progetto nell’aria molto interessante, anche all’estero. Sono molto contento che magazine italiani, russi, giapponesi e americani abbiano preso a cuore il mio progetto. Collaboro e organizzo eventi con il Flagship Store Kartell di Verona. Oltre a queste attività di pura progettazione, da gennaio 2012 ho aperto designspeaking.com, un magazine online che vuole essere un catalizzatore di ciò che avviene nel mondo del design e delle arti figurative. Oltre a far conoscere i lavori delle grandi firme del design, l’obiettivo è quello di promuovere i giovani talenti provenienti da scuole e realtà diverse, per divulgare news interessanti sul mondo del design, della moda, del visual e dell’arte, a tutti i livelli.

Camicia / shirt Fidelity, T-shirt / T-shirt Messaggerie, pantaloni / trousers Il
sistema degli oggetti
, occhiali / glasses DSquared2, bracciale / bracelet Chimajarno

Recentemente hai vinto il concorso “Alla ricerca del talento nascosto” nella sezione design. Ci dici qualcosa di questa esperienza e ci parli del progetto che hai portato al concorso (che poi è anche quello che abbiamo fotografato con te in questi scatti)?
Il concorso è stato indetto dallo Studio 40 all’interno del Centergross di Bologna. Quando sono venuto a conoscenza del concorso ho pensato subito che sarebbe stata un ottima occasione per avere una certa visibilità, nonostante fosse alla prima edizione. Mi piaceva l’idea di poter esporre la mie opere e poterle spiegare, l’idea di vivere l’esposizione e sentire i commenti del pubblico per poter capire difetti (e pregi) del mio progetto. Mi sono presentato con la mia “ARIVA COLLECTION”, una collezione che prende spunto dall’opera d’arte di Hippolyte Flandrin “Giovane uomo seduto in riva al mare”del 1836 esposta al Louvre. Le principali linee dell’opera segnano il profilo del prodotto principale della collezione “BIG ARIVA CHAIR”. L’idea è nata dal desiderio di creare una forma che fosse esile nel profilo e ben presente sul fronte. La “BABY ARIVA CHAIR” è la piccola di famiglia, una riproduzione in scala della seduta precedente. Poi è nato “ARIVA CUP TABLE”, due persone innamorate in riva al mare che intrecciano le gambe scambiandosi effusioni d’amore. Tracciando i profili delle loro sagome nere contro sole nasce il tavolino della collezione ARIVA, ideale per il living sia indoor che outdoor. La collezione è stata apprezzata dal pubblico soprattutto per la sua linea geometrica e pulita, che richiama le caratteristiche del marmo.

Giacca / jacket Vintage55, camicia / shirt Fidelity, pantaloni / trousers Il sistema
degli oggetti
, occhiali / glasses Web

Da cosa trai ispirazione in generale, cosa ti piace e quali mondi ispirativi entrano nel tuo lavoro?
Tutto ciò che creo e che mi viene in mente deriva dalle più svariate ispirazioni. L’estate scorsa ho fatto uno stage nello Studio di Diego Grandi e lui mi disse che alla base di un grande progetto c’era moltissima ricerca. E’ stato li che ho imparato a indirizzare nel giusto modo la mia curiosità e fretta di sapere e imparare. Tutti i progetti nei miei taccuini nascono da ispirazioni che mi arrivano dalle riviste, dalle passerelle, dal mondo dell’arte, da una chiacchierata con un amico architetto, dai dettagli costruttivi di un edificio, dai grandi designer del passato (Le Corbusier, Wright, Rietveld). Uno fra tutti, Louis Kahn, mi ha fatto innamorare dell’interior design. Il Salk Istitute in California progettato appunto da L. Kahn è una delle più belle opere che io abbia mai studiato. L’uso dei materiali, la poesia che emana quel luogo anche solo in foto è indescrivibile, la luce che penetra dalle aperture, lo studio dei dettagli e delle viste e i giochi d’acqua. Un tripudio di accorgimenti che rendono quel luogo magico. Sarà sicuramente uno dei miei prossimi viaggi. Nel corso del tempo ho imparato che un buon progetto di design nasce solo se si conosce alla perfezione il materiale. Il mio più grande sogno sarebbe collaborare con un’azienda e disegnare per loro un prodotto vincolato però al materiale che trattano. Sarebbe proprio questo vincolo a stimolare la mia creatività. Non amo un materiale in particolare, trovo interessante estrapolare da ogni singolo materiale la sua anima, un po’ come si fa con le persone. Tutti siamo diversi, ma speciali allo stesso tempo. Ecco, ogni materiale è speciale ed è stato creato e pensato per diventare qualcosa. Io vorrei creare quel qualcosa; le idee non mancano, servirebbe solo qualcuno che ci credesse almeno tanto quanto ci credo io.

La sedia progettata da Manuel e parte della sua “ARIVA COLLECTION”

Che cosa è bello per te? Dammi una tua definizione di bellezza, legata magari al mondo del design…
Bello è ciò che nasce da un ispirazione, da una visione o da un obiettivo. È bello ciò che è funzionale, ciò che rispetta gli altri o comunica qualcosa. Senza dimenticare che design e moda, sempre più in avvicinamento, su questo punto sono veramente in opposizione. Un prodotto riuscito e funzionale nella moda è quello che, essendo così identificabile in una certa collezione, diventa obsoleto quanto prima. Nel mondo del design, invece, si aspira invece a creare oggetti senza tempo. Il design è espressione di bellezza quando nasce per arricchire l’uomo di cultura, esperienza e appunto bellezza. È bello l’effetto che il design provoca nel pubblico, immaginare l’effetto sugli altri è un’ottima idea di partenza per un buon progetto. Quando ho disegnato ARIVA speravo che le persone leggessero in quelle linee quell’uomo seduto in riva al mare e si immedesimassero in lui. E così è stato. Questo mi ha riempito di soddisfazione più di tutto il resto.

Hai posato per me e Aaron il fotografo di questo servizio ed era un’esperienza nuova. Come hai vissuto questa piccola avventura? 
È stata un’esperienza bellissima, mi sono divertito molto. Stare davanti alla macchina fotografica non mi capita spesso, ma dopo qualche scatto ero già a mio agio. È stato uno di quei momenti inconsueti che non dimenticherò mai. E poi, cosa credete, mi avete fatto venire in mente altre cento idee.

Parlando di abiti e stile, mi racconti il tuo guardaroba? Quali sono le tue scelte legate alla moda, quali designer ti piacciono?
Non sono, come direbbe Oscar de la Renta, un fashion victim. Vedo la moda, come del resto il design, come una forma di espressione artistica calata nella realtà e declinata nella praticità. Il mio guardaroba, come la casa che immagino per me, è un insieme di oggetti che mi rispecchiano e rievocano occasioni particolari. Non quindi total look preconfezionati e “rubati” ai manichini, ma un insieme di capi che parlano della mia storia. Uno dei miei stilisti preferiti è Raf Simons, che con Jil Sander ha fatto un lavoro che incontra al 100% il mio gusto. Al secondo posto sicuramente l’architetto Gianfranco Ferrè, che con le sue costruzioni indossate rispecchiava in toto il mio ego. Sempre sul podio, un giovane designer come Gabriele Colangelo, che sta facendo della matericità del tessuto e dei finissaggi il suo cavallo di battaglia. Grande sorpresa per me il lavoro sofisticatissimo di Albino.

Impermeabile / raincoat Il sistema degli oggetti, maglia / sweater Luca Larenza,
occhiali / glasses Web

Un motto personale, una frase importante per te e per il tuo quotidiano?
“La curiosità alimenta la cultura di un designer, ne forma il carattere e ne qualifica i progetti”. Questo è il mio personalissimo mantra. La curiosità è il motore della mia passione. Credo molto nel futuro e so che con costanza, dedizione e curiosità si può arrivare lontano. Curiosità è sinonimo di conoscenza, perché se una persona è curiosa  si informa e si istruisce. Sono molto giovane e ciò mi piace, perché so che ho ancora moltissime cose da scoprire e conoscere. Non credo di essere arrivato da nessuna parte, ho semplicemente disegnato qualcosa che ha destato la curiosità, appunto, di molti e questo non può che farmi piacere. Credo molto nelle collaborazioni poiché, per immergersi in un mondo, non si può pretendere che uno venga a suonarti il campanello, bisogna attivarsi, “svegliarsi”. Bisogna sapersi vendere e occorre credere in qualcosa. Il mio obiettivo è assorbire tutto ciò che gli altri mi danno, come una spugna, e rimettere in tavola i loro insegnamenti. Ho sempre cercato di trasformare qualsiasi insegnamento datomi in qualcosa di concreto e pratico e utile. Non bisogna limitarsi a prendere appunti, bisogna agire ed essere pro-attivi, come direbbe Covery ne “le 7 regole per avere successo”.

Sogni per il tuo futuro professionale?
Attualmente sto lavorando sodo per terminare i miei studi con il massimo dei voti. Spero che la mia “ARIVA COLLECTION” susciti l’interesse di un’azienda intenzionata a trasformare una mia visione in qualcosa di più. Ho nel cassetto “Carrara Marble Week 2012”, che inaugurerà il 23 maggio prossimo, alla quale spero di essere presente con una interessante versione del mio progetto ARIVA. Sto elaborando un nuovo tessuto e spero che le mie ricerche portino ottimi risultati. Ho intenzione di partecipare al nuovo workshop online di YOUTOOL in collaborazione con Curti Lamiere, con un progetto che nasce dal concetto di produzione in serie e eliminazione degli scarti. Il 2012 sarà poi un anno di progettazione in previsione del SALONE SATELLITE 2013, il FUORI SALONE e magari qualche esperienza internazionale.
Il mio più grande sogno è quello di creare un laboratorio, da qui deriva il mio progetto BARBIERI DESIGN LAB. ,dove io ed altre figure professionali (architetti, grafici, web designer, artigiani, artisti, fotografi ecc )  possiamo interagire e creare progetti per le aziende e il pubblico. Una vera e propria fabbrica di idee e creatività. L’ho già visualizzata nella mia mente come un enorme spazio pieno di macchinari, di materiali trovati in giro per il mondo, grandi tavoli, tanti colori e penne Bic. Immagino molta complicità e tanto divertimento. E poi ho un piccolo sogno nel cassetto: insegnare.

Nella seconda parte del post alcune immagini della ARIVA COLLECTION.

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  1. raffaella Rispondi

    ancora complimenti. bellissimo il servizio fotografico e l’intervista

  2. giorgio Rispondi

    chi crede nei propri sogni ha davanti il futuro
    in bocca al lupo a tutti e complimenti

  3. lucia chiaramonte Rispondi

    solo una semplice parola …..grazie sei il figlio che tutti i genitori vorrebbero e grazie a Stefano che ho avuto il piacere di conoscere personalmente a bologna .

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