We love HUNGER! E questa è una buona motivazione per intervistare RANKIN!

Quando ho avuto fra le mani ‘Hunger’ nella mia edicola di fiducia ho pensato che più che un semplice giornale fosse una sorta di coffee table book, e in effetti la qualità e i contenuti, oltre che le dimensioni, inseriscono ‘Hunger’ in una categoria dove non si sta parlando semplicemente di giornali, ma di progetti molto speciali. E questo è esplicitato già dal sottotitolo: “For the culturally e visually hungry”, che allude ad un target di riferimento composto da persone che amano sicuramente la moda e l’aspetto visivo di una rivista, ma che vogliono anche dei contenuti interessanti e culturalmente stimolanti. E ‘Hunger’ è proprio questo: un viaggio alla scoperta di persone che hanno qualcosa da raccontare, oltre che un percorso fra immagini qualitativamente altissime e altrettanto allettanti. L’ideatore della testata è un personaggio che ha segnato l’editoria dei nostri anni, quel Rankin che ha fondato anni fa con Jefferson Hack prima ‘Dazed & Confused’, poi il mondo di Dazed Digital, pubblicando anche libri, firmando campagne, diventando una delle figure più significative del fashion system e della fotografia in generale. Ho sempre ammirato Rankin e il suo lavoro, è quindi un onore ospitarlo nel mio blog.

Questa la mia intervista a Rankin.

‘Hunger’ Launch issue’s two covers.

Come è nata l’idea del nuovo giornale?
Il nuovo magazine parla di me che sono, appunto, ‘hungry’, affamato. È per tutte le altre persone affamate là fuori. Si tratta di continuare ad aver voglia di essere creativi e collaborare con persone con la stessa mentalità. È la mia interpretazione della moda, la mia visione sull’arte, la musica e tutto quello che mi interessa. Da figure intriganti, intellettuali e personaggi pazzi del passato, a nuovi artisti emergenti con competenze diversificate e un approccio emozionante al mondo. Queste persone e il loro lavoro è ciò che veramente mi entusiasma. Inoltre speriamo che il giornale sia bello da guardare a e sexy da tenere in mano e toccare.

Di cosa ha fatto tesoro nelle esperienze con i progetti editoriali precedenti e cosa c’è di totalmente nuovo in questo?
Wow, domanda tosta. Amo le altre riviste che io e Jefferson abbiamo creato insieme, soprattutto ‘Dazed & Confused’. Alcune persone non si rendono conto che siamo ancora i proprietari di tutte loro, in modo indipendente. ‘Dazed’ è dove ho iniziato e sarà sempre il mio primo amore. Ma è per una generazione più giovane e crescendo i miei gusti sono cambiati. Il nuovo magazine rappresenta dove sono ora. Mi auguro di vivere abbastanza a lungo per diventare vecchio anche rispetto a ‘Hunger’. Rimanete sintonizzati, mi ritroverete vecchio a fare una rivista su morte e i funerali. Amo le riviste.

Milla Jovovich for The Hunger © Rankin

Milla Jovovich for The Hunger © Rankin

Il giornale ha un sottotitolo che io ho amato molto. Ma in un’epoca così veloce, dove tutto è masticato e consumato in tempi velocissimi, pensa che ci sia ancora un pubblico che vuole approfondire aspetti culturali?
È curioso, penso che si dovrebbe creare una rivista prima di tutto per se stessi. Se lo fai, allora di solo un pubblico lo trovi. Ecco come di solito prendo le mie decisioni riguardo al lavoro, mi chiedo: “A me piacerebbe?”, se la risposta è un sì, allora lo faccio. Ho commesso degli errori, ma man mano che la mia carriera procede, tendo a farne sempre meno.

Erin O’Connor© Rankin

Come è cambiato il suo rapporto con la moda negli anni?
Un’altra bella domanda! È stata una strada tortuosa, ma mi sento davvero felice ora che ho trovato un posto preciso per il mio lavoro. Io amo la moda, ma non amo tutti i suoi aspetti tipici. Sono cresciuto e posso ignorare quelli non mi piacciono e cercare di non essere troppo coinvolto da essi.

Chi pensa sia interessante in questo momento nel fashion system? Chi le piace?
Ci sono tantissime cose che mi piacciono. Specialmente a Londra, che è molto effervescente e piena di nuovi nomi. Per esempio, proprio oggi sto lavorando con Todd Lynn, uno stilista abbastanza nuovo, che considero davvero incredibile!

Erin O’Connor © Rankin

Delle molte esperienze accumulate sino ad ora, quali secondo lei la rappresentano di più?
Questa è una domanda a cui è molto difficile rispondere. Ogni nuova fase rappresenta dove si è a quel punto nella vostra vita. Alcune delle mie foto preferite sono state scattate quando stavo incominciando, ai miei inizi del lavoro su ‘Dazed & Confused’, ma piacciono anche un sacco di cose che ho realizzato di recente per ‘Hunger’. C’è una somiglianza fra questi due momenti nel mio approccio e nella mia eccitazione per quello che sto per scattare e devo dire che sono miei momenti estremamente onesti. Che credo sia la cosa più importante dell’essere un fotografo.

Il giornale ha una forte connessione con il video. In che modo le nuove tecnologie hanno cambiato il suo modo di rapportarsi al lavoro? È completamente cambiato. Sto usando video tutti i giorni nei miei servizi fotografici. La tecnologia digitale ha cambiato il modo di scattare immagini. È così immediata e collaborativa. Personalmente, la amo e non vorrei cambiare e tornare di nuovo alla pellicola.

Che rapporto ha con il web? Come pensa abbiano influenzato blogger e webzine il fashion system? Chi le piace in questo mondo particolarmente ricco di nomi?
È una relazione divertente, amo il web per tanti motivi. Per esempio hungertv.com completa la rivista, ma in sostanza, questa è anche un essere completamente diverse dal giornale. Niente può togliere alla soddisfazione di lusso e al senso di soddisfazione che deriva dal fare o possedere un progetto su carta stampata, tuttavia una presenza online è necessaria in questi giorni e offre anche un intero mondo di nuove opportunità. Per cominciare, non sembra esistano delle riviste online focalizzate sul video di qualità, quindi è davvero emozionante e rinfrescante fare qualcosa su piattaforme multi-mediali. Ho un team specializzato sul video molto impegnato e di talento, che prendono gli shooting fotografici e le interviste che stiamo facendo per il magazine e li trasformano in un’esperienza completamente differente, rendendola per lo spettatore che la guarda più divertente e personale. Siamo in una fase di riprogettazione del sito web. Il sito attuale è ancora pienamente operativo, ma stiamo lavorando per rendere l’esperienza ancora più emozionante, così tenete d’occhio il rilancio del sito prima che esca il secondo numero del giornale! Per quanto riguarda i blogger, mi piacciono alcuni di loro, ad esempio i più intelligenti e acuti o quelli che hanno siti visivamente interessanti. Ma cerchiamo di essere onesti, c’è anche un sacco di schifezze là fuori e un sacco di gente capace solo di rubare idee ad altri, citazioni e così via. Credo che questo sia l’aspetto orribile del web, non c’è nessuna responsabilità.

The Hunger © Rankin

 

Come si immagina il futuro della carta stampata?
Penso che le riviste dureranno per sempre in un modo o in un altro. Sono oggetti talmente belli di possedere e tenere in mano. Ma l’età dell’oro è finita, e noi dovremmo abituarci a questa realtà. Dobbiamo lavorare su un sacco di diversi livelli e con nuove piattaforme da abbracciare. È emozionante, nel momento stesso in cui accetti questa nuova realtà!

Ha realizzato cose che hanno influenzato tantissimi altri creativi e i successi sono stati moltissimi. C’è ancora qualcosa che vuole realizzare?
Questo è un enorme complimento, ti ringrazio. Non sono sicuro di meritarlo. Una delle mie ambizioni è di dirigire un lungometraggio che la gente poi possa andare a vedere. Ne ho fatto uno pochi anni fa, che la critica ha accolto molto bene, ma che da un punto di vista commerciale è stato un flop! Voglio fare qualcosa che la gente vuole guardare. Ma sono in attesa di trovare una storia da raccontare. Quella è la chiave. Trovare una storia che si desidera fortemente raccontare. Non si può fare un film tanto per il gusto di farlo.

Quale il futuro invece di ‘The Hunger’?
La dominazione del mondo. Vorrei noi a sfamare il mondo! Ah, ah ah!

A portrait of Rankin

In the second page of this post you can read the english translation of the interview.

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