Sembra una polaroid di questa nostra eclettica epoca fashionista: sì esatto, proprio quella fotografia concreta e maneggevole, non racchiusa nell’effimero digitale di una nuvola che si può vedere ma non si può afferrare, bensì fatta di sostanza e che prende vita al momento in cui viene scattata.
Sì esatto, proprio quel genere di fotografia che apparteneva al secolo scorso, che sembrava estinta ma no, non lo è, perché le icone, così come la verve da sottocultura che invade le strade e lo stile di vita e di guardaroba, non si estinguono, ma si reinventano e ci accompagnano.
Ecco, la collezione di Act N°1 a/i 2018-19 andata in scena su una passerella d’eccezione all’appena trascorsa edizione di AltaRoma, ovvero la Galleria Nazionale di Arte Moderna, ha il potere di una polaroid: un ritratto diretto, giovane eppur consapevole, schietto e intrigante nella sua imperfezione, della realtà nella quale siamo immersi e con la quale ci si diletta ad esprimersi.
Dopotutto s’intitola “Show n°0”: come fosse una messa in scena sincera dell’attualità senza alcun grado di separazione tra noi e gli abiti che han sfilato.
E i vari mondi che la loro apparenza sartoriale composita e la loro ispirazione culturale complessa han raccontato.
Primo fra tutti, il mondo squisitamente personale della cultura d’appartenenza che ha intriso di ricchezza multiculturale l’infanzia dei due fashion designer, che del brand sono fondatori e anime creative: Luca Lin e Galib Gassanoff.
L’infanzia e i ricordi saporiti che di essa ancora restano e che nutrono l’ispirazione dei due creativi: l’infanzia dunque, il primo atto dell’esistenza e la prima tessera del mosaico della propria identità, quando si creano le basi dello spettacolo che si protrarrà per tutta la vita e le sue evoluzioni.
Eccolo qua, il primo atto: l’Act N°1!
Per comprendere al meglio è necessario fare un passo all’interno delle relative autobiografie: entrambi son giovanissimi, entrambi son cresciuti sul territorio emiliano-romagnolo e maturati nella moda a Milano, ma al contempo entrambi provengono da origini estere, Luca Lin è nato da genitori cinesi e Galib Gassanoff è nato e cresciuto in Georgia da genitori azeri.
Et voilà il fil rouge che dà forma e corpo alle collezioni del brand Act N°1 e che si riallaccia anche nella collezione a/i 2018-19: il bagaglio prezioso che viene dal métissage culturale personale è sottoposto all’attitude studiatamente scomposta di quel grunge anni ’90 che ancora esercita la sua attrazione, in questo caso creando un vero mash-up tra il pregio della materia lavorata e il cool dell’attitude streetwear.
Il tutto è poi tradotto attraverso l’esattezza tipica della manifattura sartoriale italiana.
L’occhio e il gusto devono star bene attenti: quelli che sembrano esercizi di styling sono operazioni di stile molto sottili, dove il mix di provenienze provoca la stratificazione appassionata, che a scomporla rivela le stampe ricercate tratte da acquerelli originali cinesi, i jacquard preziosi dove sbocciano le peonie, i pattern grafici che ricreano i motivi dei tappeti orientali direttamente dall’arredamento post-sovietico degli anni ’90.
E via scomponendo si gode l’effetto che fa il collage di capi d’abbigliamento e d’icone prese da epoche stilose che sembrano lontane eppur son così recenti: patchwork di pezzi di vestiti decostruiti, ovvero smantellati per poter essere poi riassemblati, in particolare quelli dal gusto sporty come le felpe che si fondono negli abiti, i bomber military che s’incastonano nelle bluse, le due camicie che diventano minidress e il tulle lieve che ricopre l’aplomb del cappotto dritto e materico.
Passo dopo passo, anzi, strato su strato si va verso un’eleganza rivisitata con la stessa urgenza della mescolanza: le stampe delle vesti che rievocano il kimono han bisogno della grinta del denim che si affaccia da sotto, il velluto elegante degli abiti va annodato con rapida nonchalance in vita e l’invasione luminosa delle paillettes è da gran finale.
Ma sempre intrise da quell’attitude casual che non fa rinunciare alla felpa, mai, nemmeno quando prende la voglia irrefrenabile d’indossare anche un bel paio di cuissard glitterati.