CROCHET DE LUNÈVILLE

Un  rammarico legato alla mia recente partecipazione ad AltaRomAltaModa è stato quello di non rimanere per la serata conclusiva della manifestazione. Il primo febbraio infatti ero già di ritorno in treno verso la Romagna e verso i miei soliti ritmi lavorativi, che mi portano a Milano, e così mi sono perso la performance "Crochet de Lunèville – Studio in fugato per otto ricamatrici e telaio amplificato", un progetto di Sylvio Giardina in collaborazione con Stato di Famiglia,  cura di Emanuela Nobile Mino, tenutosi negli spazi del Palazzo delle Scienze a Roma. 

Rimedio ora proponendovi le foto che ho ricevuto dell’evento, che mi sembrano rimandare ad un’atmosfera evocativa e affascinante.

 

 

Il progetto concepito da Sylvio Giardina appositamente per AltaRomAltaModa intendeva sottolineare la centralità (decentrata) che il ricamo ha occupato nella storia culturale, sociale, politica e personale dell’uomo e l’incidenza che ha avuto e ha nell’industria dell’alta moda, ragionando al contempo sui frutti della sua intrinseca versatilità: in primis l’elezione a medium artistico nell’ambito della ricerca contemporanea.

 

 

 

 

La scena prevedeva otto ricamatrici professioniste sedute intorno a un telaio appositamente costruito, a interpretare il loro ruolo di particolare tipologia di attrici che lavorano nell’ombra, delle importanti maison di moda, dei piccoli atelier o dell’intimità domestica. Impegnate alla lavorazione di un grande decoro, utilizzando la tecnica a crochet de Lunèville, inventata nel 1865 per rendere più veloce la realizzazione di un ricamo con l’uncinetto. L’ordine di entrata delle ricamatrici, il ritmo ordinato del procedimento, la percezione dell’uncinetto che buca il tessuto ad ogni passaggio, hanno creato una struttura sonora in ambisonic, una vera e propria composizione (fugato), resa manifesta da un sistema di amplificazione che ha diffuso la registrazione con elaborazione audio in tempo reale, grazie al sound designer Simone Pappalardo (da un lavoro ricerca condotto presso l’Institute for Computer Music and Sound Technology, Zurigo).

 

 

L’artiginalità della moda, le capacità manuali, spesso dimenticate, non solo diventano protagoniste, ma rimandano a come il lavoro della moda sia un dialogo, che coinvolge professionalità altissime.

 

 

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