Il laboratorio di Artisanal Intelligence ad AltaRoma

L’edizione appena conclusa di AltaRoma ha ospitato, negli spazi finzionali di Cinecittà, A.I. Artisanal Intelligence, a cura di Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques, dal 28 giugno a 1° luglio 2018.

A.I. è un campo base, un laboratorio di emergenza in cui giovani designer italiani e stranieri inventano modi nuovi di affrontare la moderna complessità, divisa tra voglia di connettersi e paura ed isolamento. Come fossero un ibrido – hacker, ricercatori, antropologi e sarti  i talenti di Artisanal Intelligence cercano soluzioni inedite a metà strada tra tecnologia ed approccio ecologico.

I simboli di questa “militanza” sono in primo luogo l’uniforme militare variamente interpretata da molteplici creativi.

GR10K, brand e progetto multidisciplinare di Anna Grassi, reinventa l’estetica della divisa valorizzando il riciclo creativo e la sostenibilità, Aigerim Kairat si accosta allo stesso capo decostruendolo completamente. 

Il simbolo della gerarchia e dell’autorità viene privato della sua ragion d’essere, non più gradi ed ornamenti ma segni senza significato.
L’uniforme diventa così opportunità di fuga, ricerca della libertà e salto nel vuoto, proprio come quello del papà di Aigerim, soldato dell’Air Force Russa che, dopo essere stato colpito, 
si lanciò dal paracadute nel 1984. 

Nicola Spinelli invece racchiude il senso di oppressione urbana nella sua collezione Claustrum.
Ansia e paura spesso irrazionale si traducono nella tendenza a chiudersi in sé stessi, evidente nel ricorso a cappucci e taglie oversize.

Anche l’abito da lavoro diventa emblema della reazione.
Raccontato attraverso una storia familiare che dura fin dal 1925 – quella di Alberto Grassi – presentata in mostra attraverso alcuni pezzi d’archivio, ma anche quella del laboratorio artigianale di M140, in cui Michele Canziani e Stefano Ghidotti combinano, in un’ottica genderless, l’arte sartoriale e raffinata dei pigiami maschili vecchio stile all’approccio tecnologico tipico dell’abbigliamento outdoor.

E poi ancora ALAMA è l’espressione contemporanea di un design sostenibile basato sulla memoria di segni ed elementi antichi.
Le donne Masai che vivono alle pendici del Kilimangiaro realizzano gioielli attraverso elementi naturali ma anche plastica riciclata e materiali provenienti dai mercati della Tanzania.

Giorgia Andreazza invece presenta capi mutanti e trasformabili, divise postmoderne per affrontare le difficoltà contemporanee, i materiali sono quelli d’uso militare, tessuti antiproiettile, antitaglio, ma anche accessori come il passamontagna, orainvolucri per proteggerci dalle nostre odissee quotidiane.

Un altro esempio di “Re-Action” al femminile è quella di Valentina Ortiz, racchiusa nello slogan: «I’m not your dream girl but only my own».
La designer propone uno street style femminile ispirato alla “Sad girl Theory” di Audrey Wollen, secondo cui la tristezza femminile non è un atto remissivo ma diventa lucida presa di coscienza e accettazione di sé.

Binghua Mao interpreta il concetto di Artisanal Intelligence attraverso il recupero della tradizione, la sua collezione è ispirata alla trasmissione del sapere che da secoli lega i padri e i figli pescatori di Zhousan, un arcipelago del Mar della Cina.
Un 
singolare progetto compositivo dove il grigio-blu naturale e ininterrotto del mare e del cielo si contrappone al colore squillante e sintetico degli strumenti da pesca.
Strumenti che diventano capi, dove reti
 e ganci servono ad altro in una romantica rappresentazione del legame fra passato e futuro.

La tradizione artigianale è la dimensione scelta anche da Vitelli e la sua maglieria, attraverso due collezioni e due edizioni limitate,ogni anno, che combinano il know-how dell’antico mestiere vicentino a filati di altissima qualitàCariaggi, Loro Piana, Zegna Baruffa e Linea Più.

Il Nomadismo come espressione di bisogno vitale di movimento è l’oggetto della proposta di Alessia Panza Giorgia Pizzella.
La loro è una vera e propria strategia creativa: struttura e materiali vengono impiegati in modo nuovo per costruire abiti rifugio, creando una connessione tra individuo e ambiente senza confini. 

Infine Erica Curci con EXUVIA propone un progetto audace ed innovativo, si tratta di una produzione biomateriale che, attraverso colture batteriche e sostanze di origine vegetale e proteica, genera nuovi tessuti quanto più simili a quelli epidermici.

La tenda che caratterizza l’ambiente circostante facendosi emblema del campo base di A.I. Re-Action, è essa stessa corpo in evoluzione, ideata da Chiara Cola per FieldCandy, cambia la propria texture e diventa un oggetto di haute couture da outdoor.

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