Il mondo di Vincent Mallea

Ho iniziato a guardare le sue foto su Facebook e mi sono piaciute subito. Pop, ma con un tocco malinconico, quasi retrò, le opere di Vincent Mallea possono forse rimandare al lavoro di altri grandi della fotografia, Pierre et Gilles per la costruzione di certi set ad esempio, ma la tecnica con cui sono realizzate è incredibilmente personale e le storie che i suoi lavori raccontano sono acute, estroverse, ma anche introspettive, intellettuali, spingono alla riflessione, pur essendo sensuali e divertenti. Così come spiritoso è chi le crea, Vincent, il cui autoritratto è una versione Warholiana di un ragazzo che ha un approccio con l’arte e la fotografia molto fisico, passionale, un artista capace di citare al tempo stesso la politica e le icone degli anni ottanta, l’esoterismo e le campagne pubblicitarie per casalinghe. Potevo non cercare di saperne di più? Mi sono innamorato del lavoro di questo artista, che secondo me è destinato a grandi cose. Il nuovo video di Madonna? Un corto surreale dai molti premi internazionali? Io mi aspetto di tutto, per ora eccovi la nostra chiacchierata in cui Vincent rivela molto, del suo lavoro, ma anche di aspetti più personali.   

Penso che sia abbastanza difficile descriverti. Sei un fotografo, ma non nel senso convenzionale, forse è più giusto pensare a te come ad un artista. Puoi descrivere il tuo lavoro ai lettori del blog? E come hai iniziato questa avventura?
Mi sono abituato a definire me stesso un artista, anziché un fotografo, da qualche anno ormai, quando devo essere più preciso dico che sono un ‘photoplastician’, perché scatto foto dei miei modelli in studio in bianco e nero, poi le ricompongo, coloro, ne faccio dei poster, stampo la composizione in varie parti, che poi diventano un collage su canvas e alla fine la rifinisco con matite e vernice per rendere il tutto più tangibile. Ho cominciato a colorare i miei scatti in b/n con inchiostri già nel 1997, in quel periodo non lavoravo in digitale e non avevo abbastanza soldi per ottenere le immagini a colori che sognavo. L’idea di stampare e fare collage su tela è venuta intorno al 2004,volevo ingrandire le mie foto da solo e non volevo lavorare con un laboratorio, sentivo il bisogno di controllare tutto il processo legato al mio lavoro, dalla A alla Z.

Quando hai deciso di diventare un artista?
In realtà non è una decisione che io abbia mai preso, ma al tempo stesso penso che sia una sorta di scelta che io faccio ogni volta che esco dalla depressione!  

Hai sempre nutrito questo interesse per l’arte, per la fotografia?
Quando ero bambino non avevo un’idea precisa sull’arte, il mio interfesse per questo tipo di cose è arrivato attraverso la pop culture, in particolare dalla televisione, dai film, dai video musicali, dalle copertine dei cd, dalla pubblicità. Ho sempre avuto una personalità creativa e ho sempre sentito sin da bambino il forte bisogno, quasi una urgenza, di materializzare le mie visioni attraverso l’arte, il design, la recitazione.

Ci puoi dire quali sono gli step che consideri più importanti per la tua carriera?
Incontrare il mio partner nel 1992 è stato il momento in cui ho mollato l’idea stupida di avere una sorta di stile di vita regolare e tradizionale ; trasferirmi a Parigi nel 1994 è stata ovviamente una esperienza basilare e penso di poter dire che ho veramente iniziato a incontrare persone significative in questa città. La prima volta che sono stato pagato per una foto è stato qualcosa di importante, ricordo ancora lo scatto con con Bruce LaBruce nel 1997! Dopo quello il moi lavoro non si è mai fermato e ho conosciuto personaggi stimolanti come Zizi Jeanmaire e Roland Petit, per i quali ho disegnato copertine di cd, ma ho anche avuto una lunga collaborazione con artisti underground come RoBERT. Ho avuto la mia prima mostra personale di collage nel 2004, poi Pref-magazine mi ha commissionato un portfolio di moda. Nel 2007 ho esposto la mia serie di lavori ‘French Riviera’, che è stata un grande successo e nel 2009 ho creato un affresco di 50 metri con oltre 100 modelli per il venticinquesimo compleanno dell’associazione AIDES, esposto a Parigi e a Monaco, perché anche la principessa Stephanie era uno dei modelli. L’anno scorso ho ideato e promosso il mio ‘Profile Splenda’ la mia factory di ritratti artistici.  

Dove trovi ispirazione per il tuo lavoro?
La cultura pop e gli entertainer internazionali sono una grandissima fonte di ispirazione per me, ma ricevo molta energia e idee anche dal mondo della politica, dalla filosofia, dalla scienza e dalla spiritualità.

Sembri molto innamorato degli anni ottanta, sbaglio?
No, hai ragione, sono stato molto influenzato da quel decennio, in quanto bambino proprio durante quegli anni. Sono un tipo nostalgico, sono sempre dietro a sognare ‘i bei vecchi tempi’, trovo il presente abbastanza deludente, mentre il futuro mi manda fuori di testa!

Posso chiederti a cosa stai lavorando in questo periodo?
Sto lavorando sul mio nuovo sito web, sono tre anni che sono disconnesso in tal senso e non ho delle vere e proprie galleries in internet dove poter visionare il mio lavoro. Allo stesso tempo sto facendo dei casting per ‘En Avant’, un progetto in serie tutto incentrato sul combattimento e sulla politica e sto anche prendendo appunti, buttando giù le mie intenzioni e i miei obiettivi, per un’altra serie che voglio fare chiamata ‘Catolisms’. Sto anche preparando la mostra ‘Anathema Anatomica’ che aprirà ad Artevistas a Barcellona il prossimo anno. E mi sono limitato a raccontarti ciò che è legato ai miei interessi fotografici.

Cosa pensi della tecnologia applicata all’arte e alla fotografia, c’è chi sostiene che certi meccanismi applicati agli scatti, ad esempio photoshop, portino via un po’ l’anima. Concordi?
Se un artista vuole portare via l’anima e la vita dei suoi modelli dai suoi lavori, lo può fare al di là della tecnologia, di photoshop; è la vision che conta, non il mezzo che usi per ottenerla. Per quanto mi riguarda, sono un ragazzo tecnofobico, mi ci sono voluti due anni per adottare photoshop ad esempio e adattarlo al mio processo lavorativo, solo per esser sicuro che non sarei diventato uno schiavo di qualche mostro tecnologico. E lo uso molto a modo mio, solo come parte della tecnica con cui realizzo i lavori.

Parliamo di stile. Ti piace la moda? 
Assolutamente sì. Ma non ne sono un gran consumatore, a parte avere una sorta di uniforme personale, che è il mio look nella quotidianità. Il mio compagno è un fashion designer, come non potrei apprezzare la moda!!!

Pensi che l’arte in generale e la moda possano essere associate, possano avere un rapporto?
Certo, sono connesse l’una all’altra. Io considero la moda come una sorta di ‘arte applicata’ e mi piace pensare che la fotografia possa essere considerata almeno come ‘un’arte minore’. Ma in realtà, più di tutto questo, penso che la gente che possiede talento può trasformare in arte qualsiasi cosa tocca, al di là del settore in cui lavora.

Ritratto dell’artista Vincent Mallea realizzato da Gilles Bindi 

Che sogni hai per il tuo futuro, professionale o meno?
Mi piacerebbe poter pagare l’affitto e avere la possibilità di comprare beni di prima necessità nella mia futura vecchiaia! Mi piacerebbe essere contattato da qualche star famosa per una produzione importante. So di essere pronto per ideare uno spettacolo teatrale o per girare video e campagne pubblicitarie. Non vorrei vedere un altro 11 settembre o morire di qualche brutta malattia prima di poter portare a termine questi sogni. Ma nel frattempo io continuo a sognare!

Un’ultima domanda, visto che ho notato un particolare ricorrente nelle foto che ti vedono come protagonista. Sei in grado di spiegarmi questa tua ossessione per la penna Bic a 4 colori?
Soffro di una forma importante di ADD (attention deficit disorder) e ho spesso l’esigenza di rilassare la mente semplicemente scrivendo le idée che si accumulano e possono mandare in corto circuito il mio cervello. Questa penna francese ‘old school’ è il mezzo perfetto per scrivere sul dorso della mano sinistra i pensieri, quando ho la necessità di non dimenticarli. In più è anche stilosa!

 

Per saperne di più potete cercare Vincent su Facebook, http://www.facebook.com/#!/vincent.mallea, mentre il sito www.vincentmallea.net risulta under construction (Vincent che cosa aspetti??? Voglio vedere tutti i tuoi lavori!!!).

  1. Matteo Valtancoli Rispondi

    Fotografo, pubblicitario, riproposizione della realtà … ci sono a mio parere molti modi in cui si può definire il lavoro che è qui sopra presentato, ma come ne deduco dall’intervista appoggerei a pieno la definizione di Artista evidenziabile sia come Tecné ( applicazione di una tecnica ), che nel termine di Arte più moderno, come media comunicativo / citazionista. In sintesi bel lavoro di senso e di forma, complimenti.

  2. kaarl Rispondi

    come hai detto tu Vincent Mallea non lo si può considerare solo un fotografo,ma un vero artista.
    bellisime le foto dove la grafica retrò fa da sfondo ai modelli.Sembra di guardare delle vecchie cartoline. Scovi sempre delle vere chicche.
    Grazie di condividerle e di arricchirci!!!

  3. micheluzzo Rispondi

    …meraviglia tanto per la percezione materica che per l’atmosfera riprodotta-creata…è seduzione assoluta!!!