New talents from London: Giacomo Cavallari

Mi ha parlato di Giacomo Cavallari l’amico comune Giacomo Cosua, fotografo di cui ho già scritto  in questo blog. A dire il vero però avevo già letto sul web di uno dei progetti a cui Cavallari si sta dedicando, cioè Art Against Knives, associazione importante e che merita tutto il mio appoggio. Ma non ho deciso di intervistare Giacomo solo per questo, nello scambio epistolare che abbiamo avuto mi ha incuriosito il percorso di un ragazzo che è partito da Venezia per trasferirsi a Londra e con impegno ha studiato per riuscire ad entrare alla Central St. Martin’s. Ho pensato che una chiacchierata con lui potesse essere uno spunto anche per altri ragazzi che hanno sogni e potenzialità. Fra una domanda e l’altra c’è stato anche il tempo per una curiosità legata al progetto Levi’s Craftworkers, di cui Cavallari è stato uno dei testimonial.

Eccovi l’intervista a Giacomo, un’esordiente assolutamente da tenere d’occhio!

 

Invece del classico ritratto Giacomo ha realizzato per noi un paio di schizzi (che io adoro, so thanks Giacomo!)

Sei veneziano, ma stai studiando a Londra alla Central St. Martin’s. Ci racconti un po’ il tuo percorso e cosa ti ha portato a questa scuola così prestigiosa?
Il percorso non è stato dei più semplici. Ho frequentato il Liceo Classico, e non ho toccato una matita più o meno fino al momento in cui mi sono trasferito a Londra. Prima del diploma l’intenzione era quella di andare a Roma per studiare all’Accademia D’arte Drammatica. Finiti gli studi, ho capito che in realtà non ero pronto a fare nessuna scelta e volevo esplorare materie e passioni che 5 anni di Liceo Classico ti impediscono di approfondire. Cosi mi sono trasferito a Londra, mi sono iscritto a un paio di classi di disegno e ho deciso di vedere cosa succedeva. I professori mi hanno consigliato di iscrivermi a corsi di moda e sono finito con l’entrare a quello di Womenswear Pattern Cutting al London College of Fashion. Al secondo anno del corso, avendo capito che io a disegnare per donne ero completamente negato, ho cominciato a tradurre ciò che avevo imparato nel campo del pattern cutting per donna in quello per uomo. E’ stato il primo momento in cui sono stato veramente felice e ho capito cosa volevo fare, prendendo la decisione di fare domanda al Saint Martin’s. Avendo alcuni amici che già studiavano lì, sapevo che lo standard era alto e dovevo lavorare duro, quindi una volta completato il corso di due anni in pattern cutting mi sono iscritto a un diploma di un anno in handcraft tailoring. Li mi sono state insegnate tecniche tradizionali di sartoria inglese che, come esperienza, mi ha insegnato pazienza, attenzione per il dettaglio e mi ha aperto gli occhi sull’importanza del lavoro di qualità, molto importante nell’ambito dell’abbigliamento maschile. Durante quell’anno ho fatto domanda alla St. Martin’s. Un percorso forse lungo il mio, specialmente rispetto alla maggioranza, ma di cui sono molto felice, perché di sicuro a 18 anni non ero pronto a prendere nessuna decisione. 

In questa foto e in quelle a seguire alcuni dei progetti realizzati da Giacomo Cavallari fotografati da Giacomo Cosua

Come è stato lavorare per Levi’s, nel progetto Levi’s Craftworkers?
Il progetto Craftworkers è stato abbastanza divertente. La cosa più surreale è uscire dalla metropolitana e vedere la tua faccia stampata gigante su un cartellone pubblicitario. O entrare in un autobus che ha la tua foto sulla fiancata. Ho conosciuto molte persone interessanti, forse sentendomi un po’ fuori luogo, considerando che a farne parte c’erano dei nomi grossi della scena artistica londinese del momento, come Gary Card e Alexander Turvey che stimo moltissimo. Ma questo è anche quello che mi piace di Londra, il modo in cui mescola e unisce, è cosi secondo me che si mantiene sempre fresca e eccitante. tutti hanno una opportunità di emergere.

Alcuni tuoi abiti sono stati fotografati da Giacomo Cosua, vecchia conoscenza di questo blog? Come è nata la collaborazione con Giacomo e mi parli del tuo percorso creativo? Come sono nati questi abiti? Da cosa trae ispirazione un giovane creativo come te? Da dove arrivano gli input?
Io e Giacomo veniamo entrambi da Venezia, anche se lui mi correggerebbe e direbbe che io son della terraferma. Il mio Liceo però stava sull’isola e li avevamo amici in comune. Ho sempre seguito da lontano il suo lavoro e il magazine, mi è sempre piaciuto il modo in cui fotografa, molto naturale e vivo. Quindi ho subito pensato a lui quando ho deciso di fare degli scatti per il mio portfolio. Gli abiti delle foto vengono da diversi progetti scolastici. Cerco sempre di crearmi una storia quando comincio un progetto diverso. Penso ad un personaggio, colloco i vestiti in un contesto, che sia reale o meno, dipende da quanto commerciale decido di essere. Di solito inizio sempre da illustrazioni abbastanza astratte, che definiscano un mood, una storia di colori e di stoffe. Mi piace trarre ispirazione da diverse, e volte opposte, fonti. Film underground degli anni novanta, come quelli di Gregg Araki sono tra i miei favoriti. Mentre movimenti come il Futurismo, artisti come Klee, riescono sempre e darmi qualcosa, specialmente nell’uso di colori.

Mi racconti il progetto Art Against Knives?
Il progetto AAK è un progetto nato dall’attacco omofobo, non provocato, del mio amico Oliver Hemsley, che lo ha lasciato in sedia a rotelle. Nell’agosto, del 2008, dopo aver lasciato un pub con un amica, Oliver è stato attaccato, accoltellato e lasciato quasi morto. Essendo Oliver una delle persone più forti e determinate che io conosca, ce l’ha fatta. Da quell’atto, Oliver e la sua migliore amica Katy Dawe, hanno deciso che c’era la necessità di creare qualcosa di positivo da quell’esperienza. Cosi nasce Art Against Knives, iniziata da un esibizione dei lavori di Oliver, studente al Central Saint Martin’s fino a quel momento (ora di nuovo, tornato dopo un assenza di tre anni), e di altri studenti della scuola.  Da quel momento l’organizzazione non ha smesso di crescere, con artisti del calibro di Antony Gormley, Tracey Emin, Wolfgang Tillmans, Rankin, Tim Walker, Vivienne Westwood, Giles Deacon, Christopher Kane, Banksy, Polly Morgan, Cornelia Parker e Ron Arad e altri. Inoltre AAK organizza workshops e eventi per aiutare il pubblico a prendere coscienza di un problema come quello del ‘knife crime’, tra i maggiori a Londra, specialmente tra i gruppi di teen agers.

Cosa consigli ad un giovane italiano che ha velleità nel campo della moda? Londra e le sue scuole sono ancora così importanti per un curriculum? La città in generale è ancora così stimolante per un creativo?
Dal punto di vista della formazione nel campo della moda, non credo sia possibile trovare una città come Londra, sebbene sia cambiata molto negli anni. Non sono solo le scuole, e sopratutto riguardo il Central Saint Martin’s, ma sono le persone che formano a cambiare continuamente l’aspetto dell’istituto e della città, mantenendola viva e stimolante. Non credo sia solo una questione di curriculum o nome. E’ più una questione di approccio e da uno studente che esce dal Central Saint Martin’s, o la cui formazione creativa è avvenuta a Londra si sa che ci si può aspettare una mentalità e una creatività più aperte.

Quali i designer di riferimento? Chi ti piace?
Prada uomo è la collezione per cui mi eccito sempre ogni stagione e non delude mai. Phillip Lim a New York, che e’ alla sua quinta collezione uomo, Dries Van Noten e Walter Van Beirendonck. Mentre sono da tenere sotto occhio per un esuberanza creativa che reputo molto eccitante: Ziv Gil Kazenstein, Holly Fowler, Raffaele Ascione, Craig Green e Helen Price e Sorcha O’Raghallaigh, tra le favorite di Lady Gaga al momento.  

Al di fuori di tutti questi progetti chi è Giacomo? La moda è un amore che ti segue 24 ore al giorno o hai spazio per altri amori? Sogni nel cassetto?
Mi piacerebbe illustrare libri per bambini, come il mio eroe Quentin Black, pensando alle sue illustrazioni per i libri di Roald Dhal.

  1. Donatella Rispondi

    Questa intervista ha rafforzato ancora di più la mia convinzione di andare a Londra definitivamente. Per quanto riguarda : “volevo esplorare materie e passioni che 5 anni di Liceo Classico ti impediscono di approfondire.”, confermo pienamente. :p Adoro giacca e “jeans” lucidi,peccato che dice sia negato per disegnare indumenti da donna! 😛

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