Next Generation, il concorso della Camera Nazionale della Moda Italiana: l’intervista al vincitore Marco Rambaldi

La sfilata di Marco Rambaldi, vincitore del contest Next Generation della Camera Nazionale della Moda Italiana.

La sfilata di Marco Rambaldi, vincitore del contest Next Generation della Camera Nazionale della Moda Italiana.

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È un contest fra giovani designer che non abbiano ancora compiuto 30 anni, un’iniziativa promossa dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, nata in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano. L’intento di Next Generation è quello di trovare i protagonisti di un giusto ricambio generazionale nella creatività italiana legata alla moda. Ho avuto il piacere durante l’ultima settimana della moda milanese, in chiusura di quelle giornate, di assistere alla sfilata con i finalisti di questo concorso.
Quattro i ragazzi che hanno potuto mostrare in passerella i capi da loro ideati: Davide Grillo, Daniele Vigiani, Martina Cella e Marco Rambaldi, che di Next Generation è risultato il vincitore, premiato dal Presidente Onorario di CNMI Beppe Modenese e dall’Amministratore Delegato Jane Reeve,. Avevo già sentito parlare del ventitreenne nato a Bologna, grazie ad amicizie comuni ed ero molto curioso di vedere cosa avrebbe fatto sfilare. Già alle primissime uscite mi è risultato chiara la sua maturità di designer e la ricerca dietro alle sue proposte.
Una capsule intitolata “Giovani Avi”, che nasconde un percorso ispirativo e di elaborazione molto interessante che Marco ci svela proprio in questa intervista. Perché era inevitabile che io lo raggiungessi dopo la vittoria per sapere di più del suo percorso e dei suoi progetti. Enjoy! 

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Come sei arrivato alla moda?
Dopo essermi diplomato in graphic design e aver studiato design del prodotto, mi sentivo insoddisfatto perché sapevo che la moda è quello che voglio fare nella vita. Ho deciso quindi di iscrivermi al test d’ingresso all’Università IUAV di Venezia.
Ho vissuto tre anni a Treviso per studiare al corso di laurea in Design della moda, dove, dopo aver svolto uno stage di sei mesi, il 4 dicembre 2013 mi sono laureato e negli stessi giorni ho iniziato il progetto Next Generation.

Ci racconti la collezione?
“Giovani avi” nasce da una foto della famiglia Rambaldi. Perché è soprattutto dalle foto che emerge la maschera della madre quando interpreta la signora perbene: questa immagine plastificata è stata esasperata, attraverso una lente fatta di ricordi abitati da capi provenienti dal guardaroba classico della signora e della signorina, con un’attenzione particolare alla tradizione italiana.
Gli “avi” diventano “giovani” attraverso un cortocircuito fra la dimensione epica della ribellione e quella tranquillizzante della piccola borghesia, e sono protagonisti di atmosfere che hanno il sapore di un’italianità distorta.
La collezione è sviluppata a partire dai classici elementi del guardaroba femminile: il loden, la mantella, la gonna a ruota, quella a pieghe, la camicia, la giacca da tailleur, che perdono di vista le proporzioni originarie e si stratificano tra loro.

L’emozione di partecipare a Next Generation e della vittoria? Hai un ricordo particolare legato a quel momento?
Un emozione forte, davvero unica. Più che per la vittoria di per sé, è stato tutto il contorno, il progetto Next Generation, la mia prima presentazione alla Settimana della Moda.
Un ricordo indimenticabile di quel momento è stato quando, appena prima di uscire, girandomi verso il mio amico Federico (col quale negli ultimi anni ho condiviso tutto, anche la casa) mi commuovo e scoppio in lacrime.

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Da dove arrivano gli input per il tuo lavoro?
Lavoro in maniera intuitiva, usando l’istinto come uno strumento di design. Nel mio lavoro non c’è mai un unico concept. Molte cose mi ispirano e condizionano: un viaggio, un film, un’esperienza, un momento. Qualunque cosa può tracciare quello che sarà il tema predominante della collezione.

La tua idea di eleganza?
Cito Diana Vreeland: “L’eleganza nasce con te. Non ha niente a che fare con il fascino dei vestiti. Una qualità che si trova in alcuni pensieri e in alcuni animali. Le gazzelle sono eleganti con la loro testina e il manto traslucido. Anche Audrey Hepburn è elegante”.

Che cosa nella tua moda è legato alle tue radici e cosa invece devi ai tuoi studi o alle tue icone di riferimento?
Mi risulta difficile rispondere a questa domanda perché di solito si sente dire: “La passione trasmessa dai genitori, la loro influenza su di me ecc”. Della mia famiglia nessuno ha mai operato in questo campo o comunque in un ambito artistico, almeno che io sappia.
Sicuramente è una passione, forse un ossessione. Ma la creatività va comunque educata e nutrita. Lo Iuav è stata la scelta più giusta e coerente per intraprendere questa realtà. Devo molto agli studi che ho fatto e ad alcuni professori, che sono anche designer, critici o curatori.

 

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Progetti e piani per il futuro?
Sento il bisogno di formarmi anche dal punto di vista professionale, magari lavorando in un ufficio stile di una maison. Più nell’immediato invece, sto iniziando a sviluppare una capsule in collaborazione per un grande brand italiano.
Considero questo ottimo risultato non tanto un traguardo quanto un punto di partenza. E la voglia di apprendere cose nuove come motore del mio percorso di crescita.

Un consiglio ai giovani designer che come te si stanno affacciando a questo mondo?
Di amare e credere in ciò che fanno. Perché più che una scelta è una passione, solo partendo da queste basi si può affrontare questo lavoro. Si dice che il mondo della moda sia spietato, può essere, ma nonostante le difficoltà è un mondo che ti gratifica e soddisfa, ti riempie di energia nuova per vivere pienamente ogni giornata. 

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I figurini della collezione di Marco Rambaldi.

I figurini della collezione di Marco Rambaldi.

 

 

 

Un ritratto del giovane fashion designer.

Un ritratto del giovane fashion designer.

 

E questo è il video “Giovani Avi”, che spiega la collezione, gli input ispirativi, le atmosfere.

 

 

 

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