Sperimentazioni e geometrie per la Resort 2019 di Salar

Un marchio capitanato da due designer con una spiccata conoscenza intrinseca del prodotto da un lato e dall’altro in grado di elaborare efficienti strategie di marketing e comunicazione, per oggetti diventati in poche stagioni veri e propri oggetti del desiderio per fashion addicted a caccia della borsa perfetta.

A chi mi riferisco? A Salar, fondato a Milano nel 2010 da Salar Bicherenloo e Francesca Monaco.
Le passioni, le abilità, le competenze di questi due giovani hanno reso Salar un successo, presto riconosciuto anche da Vogue Italia come uno dei migliori brand emergenti.
Il primo grande successo internazionale, però, arriva nel 2015 durante il Coachella Festival: 20 influencer hanno postato sui loro profili social una foto con la Mimi Bag, e la risonanza mediatica è stata immediata.

La Resort 2019 di Salar Milano torna in scena attraverso paesaggi incontaminati in un giorno di pioggia, tra le superfici specchiate di laghi e corsi d’acqua, da cui nascono decorazioni brillanti a goccia ed effetti in trasparenza.
C’è un cuore glam-rock che pulsa attraverso l’introduzione di materiali plastici e mesh, dove il pvc è protagonista piegandosi e avvolgendosi su laminati colorati.
Il see-through viene interpretato in molteplici versioni: etereo e pieno di luce, quasi sacro.
Le geometrie convergono principalmente su forme sferiche, ma anche quadrati e rettangoli si riflettono nelle strutture e nei dettagli essenziali degli accessori.

Le nuance virano dalle tonalità più accese a quelle pastello.
Accanto al bianco e al nero, vibrano effetti argentei o jelly, ma anche nuance bubble, lime e menta in totale armonia.
Il classico Multicolor di Salar si trasforma e passa ad essere da block color a dettagli di colore con combinazioni inedite: lilla, latte, mandarino oppure menta, nero argento, ma anche rosa, lime e cioccolato.

Tanti i modelli a cominciare da Annie, sviluppata dalla iconica Mimi, che si presenta a forma semisferica con tracolla e chiusura metallica frontale.
Dalla borsa Mila invece nascono Ludo e Gigi, rispettivamente di dimensione media e grande, entrambe rettangolari e con fibbia decorata da quattro mini borchie.
Celia prende ispirazione da Dea, classico secchiello in vitello che diventa ancora più accattivante e glam-rock con la catena snake.
Infine, le iconiche Gaia e Mila sono state rivisitate con mano urbana grazie a un taglio più geometrico.

Sul fronte temi, troviamo la famiglia Chain, che impreziosisce modelli come Claire o Sylvie, presentata con un mix di catene che permettono di portare la borsa a tracolla o anche come un comodo marsupio.
E se Mesh gioca con le consistenze dei materiali ed effetti vedo non vedo, Strass su vernice rende tutto più sfavillante con i suoi cristalli e piccole borchie.
Tra gli altri modelli figurano Polly, con maniglie metalliche a cerchio, Carol, che si può legare comodamente in vita e la Kio, cross body a base rettangolare munita di soffietti e chiusura a quattro piramidi.

Ad oggi, si può dire che il brand fondato da Salar e Francesca, messicano lui e pugliese lei, ha raggiunto risultati davvero sorprendenti, avendo conquistato sia il mercato americano che i paesi del profondo Oriente.
Le ragioni del successo? Secondo noi, l’approccio sperimentale e la curiosità di provare processi produttivi sempre diversi.
Questa innovazione è comunque sempre accompagnata dell’eccellenza caratteristica del Made in Italy, che rende queste borse dei veri e propri oggetti di design, da collezionare ed esporre.

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