Stilisti emergenti: La collezione di prét-â-Couture di Salvo Presti (e la mia intervista al designer siciliano!).

Alcuni forse lo conoscono come figura mediatica, per la sua partecipazione alla versione italiana di un noto reality sulla moda americano. Ma per me Salvo Presti non è mai stato il personaggio televisivo, per cui molti hanno tifato, ma un creativo capace e pieno di talento, che conosco e seguo da un po’, oltre ad una persona deliziosa, gentilissima e piena di premure.
Dopo averlo conosciuto attraverso i social, infatti, alcune stagioni fa ci incrociammo durante una fashion week e conservo ancora il ricordo di quel primo incontro, raramente mi è arrivata tanta umanità, stima, rispetto e simpatia in così pochi minuti. Inevitabile per me interessarmi costantemente al suo lavoro.
E ora che Salvo ha una collezione pronta per la f/w 2015-16 non ho saputo resistere e l’ho intervistato per saperne un po’ di più e soprattutto per farlo conoscere a voi. Per cui welcome Salvo ne lepilloledistefano.
Enjoy our interview!

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Come ti sei avvicinato alla moda? Quando hai deciso di creare un marchio?
Il mio avvicinamento alla moda è stato molto naturale essendo figlio e nipote di sarta. Da piccolo ho sempre visto in giro per casa aghi, spilli, tessuti, cartamodelli, abiti imbastiti. E poi per me era divertente creare giochi con i rimasugli di tessuto, con le cerniere e con i bottoni.
Da grande ho capito che quello non era solo un gioco, ma una vera e propria passione; da lì la voglia di tramutare un sentimento in un vero è proprio lavoro.
Sono un persona estremamente autocritica. Ho sempre avuto paura di mettermi in gioco. Ma nel 2011 dopo tanta gavetta e dopo un ritorno forzato in Sicilia, ho deciso di mettermi in gioco. Mi son detto: “Proviamo! Cosa ho da perdere, in fondo? Nulla!”.
E da quel momento è nata la linea salvopresti, una linea di prét-â-Couture che porta il mio nome.

Mi racconti il tuo stile? Che cosa ti  ispira?
Mi definisco eclettico, interessato ad ogni cosa, sono in continuo divenire. Non so se posso affermare di avere un mio “personale linguaggio stilistico”. So per certo che alcuni aspetti del mio lavoro rimangono tuttavia inalterati,  caratteristiche sulle quali sto costruendo la mia neo carriera: alta qualità, sartorialità e ricerca dei dettagli.
Nella vita in generale sono un vulcano di emozioni, per cui quando creo mi lascio emozionare. Da un tessuto, da un ricamo, da un colore, da una musica, da una frase letta in un romanzo, da un dipinto.
Per me è ispirativo tutto ciò che provoca o suscita emozione.

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Quali le tue icone di riferimento?
Sono sempre stato affascinato da chi è andato contro corrente e sopratutto da chi ha fatto della propria persona, del proprio corpo e della propria immagine un mezzo di comunicazione. Parto da Gina Pane e una corrente come la Body Art per arrivare ad Anna Piaggi o Iris Van Herpen.
Penso a donne eclettiche, forti e magnetiche che attraverso il loro corpo, attraverso quello che hanno indossato e indossano, attraverso il loro modo di essere fuori dalle righe hanno detto, sussurrato o urlato qualcosa.

Come è nata questa collezione?
Questa collezione nasce con il preciso intento di dare risalto alle texture, invitando la donna ad una rivoluzione neo romantica che abbandoni ogni nostalgia bohémien- chic  per concentrarsi su un mood forte e sexy, da vera party-girl.
Protagonista della sera sono i colori decisi, come il viola lacca, il rosso vermiglio e il rosa skin fluo. Per il daywear abiti dal sapore retrò in rete modal, pizzi e pellicce dai colori acidi.
Un mix di  sensualità dichiarata e moderno bon ton.

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Quanto l’essere stato un personaggio mediatico ti ha aiutato in questo percorso?
Non credo che l’essere personaggio pubblico (per un brevissimo arco di tempo) mi abbia aiutato…anzi. Il mondo della moda in Italia è molto criptico. E chi viene da un reality non viene visto di buon occhio.
Ma ho sempre preferito che a parlare per me fossero le mie creazioni e non io. Solo così, pian pianino, cercherò di conquistare la fiducia degli addetti ai lavori. Il buon cavallo si vede sulla lunga corsa.
Ed io ho appena iniziato la mia gara.

Quanto invece vivere in una regione meravigliosa come la Sicilia, ma lontana dalle capitali della moda, ti è di aiuto e quanto ti mette in difficoltà?
Stare in Sicilia mi aiuta perché chiaramente qui ci sono i miei affetti. Vivo in una Terra che è che una fucina di idee. Purtroppo questa scelta mi porta lontano dai centri nevralgici del vero fashion system.
Ma con l’avvento di internet e soprattutto dei social network, magicamente le distanze si accorciano. E quindi sento meno il peso delle distanza. Anche perché quando posso, un salto a Milano e/o Parigi per respirare un po’ di aria di “moda” internazionale, lo faccio volentieri per ricaricarmi.

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Sei agli inizi, come pensi il fashion system italiano potrebbe aiutare di più le giovani leve come te?
Negli ultimi anni, per fortuna, c’è stata una grande campagna di valorizzazione e rivalutazione delle giovani leve e dell’artigianalità.
Lo stesso Giorgio Armani è sceso in campo difendendo i giovani e “l’Handmade”, offrendo, addirittura, il proprio Teatro come scenario per le sfilate di designer emergenti. Chiaramente si potrebbe e si deve fare molto di più.
I giovani e l’artigianato sono una grande risorsa, spesso poco evidenziata. Dobbiamo agevolare la nascita di un sentimento nuovo, un sentimento di ottimismo e fiducia verso chi, come me, ha voglia di fare seriamente; un bene che va curato e nutrito, ma soprattutto difeso con maggiore energia.

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Qual è il tuo ideale di bellezza?
Sono terribilmente attratto da fisicità etere, diafane, quasi androgine. Le silhouette essenziali sono per me magiche.

Che cosa è elegante, invece?
Una camicia bianca rubata al guardaroba di lui indossata con un filo di perle scaramazze.

Come vedi il tuo futuro?
Sono un ottimista, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno, ma allo stesso tempo anche uno con i piedi ben piantati per terra. Progetti tantissimi, centinaia, forse migliaia, non so quanti di questi andranno in porto e quanti affonderanno e non importa perché bisogna andare avanti lo stesso.
Sogni? Sfilare nel Teatro di Giorgio Armani come debutto in fashion week. E da li in poi essere “sempre presente” in calendario. Lo so che un mega sogno, ma visto che sognare non fa male e soprattutto non costa nulla, perché non farlo in grande?

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Tutte le foto in questo post sono state scattate da Giuseppe Di Forti.
Tutte le foto in questo post sono state scattate da Giuseppe Di Forti.
Un ritratto del designer realizzato da Mario Avellina.
Un ritratto del designer realizzato da Mario Avellina.

Per saperne di più vi rimando al sito di Salvo qui.

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