Ulla Johnson a/i 2018: oltre i fiocchi, una meditazione sul pantalone

Benvenute alla New York Fashion Week!
E benvenute ad un
importante festa danniversario: 20 anni son passati da quando Ulla Johnson ha fondato con la passione genuina, a tratti anche deliziosamente ingenua come solo la fresca giovinezza concede, il marchio che porta il suo nome, e che sin dallinizio della sua avventura nel fashion world lha portata nellempireo dei brand più applauditi dal popolo della moda, più amati dalle celebrity che dichiarano dindossare i suoi abiti anche oltre le apparizioni nei media … e più venduti dagli stores più patinati, ça va sans dire.

Ventanni di strada riassunti e rinnovati nella collezione dedicata al prossimo Autunno-Inverno 2018-19: che però, per essere apprezzata davvero oltre le squisitezze decorative e sartoriali che presenta immediata al gusto desideroso femminile, richiede un breve ma intenso passo indietro nella biografia di questa fashion designer totally made in Usa.

Ulla Johnson, infatti, a discapito di quel che si può immaginare dato il suo successo vasto e determinato, anche se non sbandierato, non vanta una biografia completamente intrisa del fascino della moda: per intenderci, non è nata e cresciuta in unattività imprenditoriale familiare del settore, non è vissuta in un contesto devoto allo stile modaiolo o allombra di macchine da cucire instancabili.
No, Ulla Johnson 
è figlia di due archeologi che le hanno trasmesso lamore per il viaggio di scoperta, lapprezzamento per i tessili che provenivano da tutto il mondo e da lì finivano nella collezione privata della madre, ma anche il rigore col quale si sarebbe dovuta tener lontana dalle frivolezze fashion. 

Il sentiero di formazione di Ulla Johnson si ferma dunque alla facoltà di psicologia e studi sulluniverso femminile, ma la moda laspetta al varco della soglia della laurea: a questo punto gli ingredienti si mescolano, ed il risultato finale è la produzione di una linea dabbigliamento che indaga sulla storia stessa della donna, sul suo rapporto con il potere e con i pantaloni che ne sono il simbolo anche troppo discusso, sulla sua necessità di apparire e sentirsi bella con abiti facili, ma perfetti in ogni dettaglio.

Or dunque, 20 anni dopo quegli inizi, sulla passerella della New York Fashion Week sfila una collezione che tiene ancora allacciato il fil rouge dellessenza del mondo sartoriale firmato Ulla Johnson: a partire proprio da quella riflessione sui pantaloni che da allora laccompagna, da quando cioè meditò sul fatto che ancora nel 1993 le donne che frequentavano il Senato americano non potevano indossare pantaloni in quanto disapprovati, e sul fatto che la senatrice dellIllinois Carol Moseley Braun fu la prima ad infischiarsene e ad indossarli con consapevolezza. 

Una vera chicca storica che nella collezione a/i 2018 si traduce in un carosello di pantaloni dal fascino maschileappaiati a giacche dalle spalle squadrate e capispalla dal rigore vagamente militare, di tessuti piuttosto virili come il velluto a coste o il gessato e il tweed, che controbilanciano perfettamente la grazia femminile di cui sono intrisi gli abiti morbidi fioriti, il pizzo chantilly raffinatissimo, la generosità di ruches e volant arrampicati sui profili dei vestiti, delle bluse, finanche dei cappotti fino ad arricciarsi fitti sulle spalle vaporose. 

Grazia, delicatezza ma anche divertissement molto bohémien che prende la forma di un fiocco e si sparpaglia con gioia un po’ ovunque: dalla scollatura dellabito sovrapposto al maglioncino soffice alla stringa che fascia la vita alta, dai manici dei secchielli minimali ma vivaci nelle tinte alle scarpe co tacco alto fino a dare forma intera alla pochette da stringere in mano. 

E ancora, tanti decori, ricami, ninnoli e bagliori di lurex: tanta voglia di far risaltare la femminilità autentica racchiusa in ogni ognuna di noi.

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