Dallo street-style al popolo della moda: il lavoro di Sam Cosmai

Iniziamo un nuovo appuntamento. Nell’ambito delle mie interviste a personaggi della moda emergenti, fotografi, creatori, ho pensato che sarebbe stato interessante conoscere meglio una categoria che negli ultimi anni è andata crescendo e che vanta nelle sue fila anche nomi famosi e importanti. Difficili definirli, sono fotografi di street-style, forse parenti alla lontana dei paparazzi, li trovate in giro per le strade a cogliere lo stile della gente per siti rinomati o per i loro blog. Immancabili fuori dalle sfilate, hanno contribuito a rendere il ‘circo della moda’, come lo chiamano alcuni, noto anche al di fuori del fashion system stesso. I look dei personaggi che lavorano nel settore sono diventati parte della settimana della moda e non c’è giornale ora che non ci regali scatti dei front-row e dei personaggi che arrivano agli svariati show. Grazie a questi fotografi abbiamo apprezzato (o criticato) stile, stravaganze e vezzi di personaggi che prima erano solo nomi sul colophon di una rivista. Col tempo ne ho conosciuti alcuni, apprezzando le qualità fotografiche, ma in certi casi avendo modo anche di coglierne la simpatia e le qualità umane, tante che un paio sono diventati degli amici. Inizio questo mio piccolo ciclo di interviste con Sam Cosmai che, oltre ai molti blog che ha, è conosciutissimo su Facebook dove posta continuamente i suoi scatti legati alla moda, allo stile della strada, con una grande attenzione anche alle manifestazioni popolari che richiamano gente. Il suo occhio mi diverte e affascina sempre, perchè immancabilmente, di fianco ai dettagli che tanto ama, ai volti che immortala, è facile cogliere l’intensità dei momenti che sta cogliendo.

Sam, come hai iniziato?
La fotografia è da sempre lo strumento principale del mio linguaggio. Avevo 15 anni la prima volta che mi sono ritrovato con una macchina fotografica in mano e da subito cominciai a ritrarre gli amici del quartiere, del centro sociale e del Ticinese (il quartiere dei navigli a Milano) rendendo  protagonisti dei miei scatti ragazzi sconosciuti che si comportavano come se dovessero finire su qualche rivista. Spesso mi occupavo anche del loro look e del taglio dei capelli, da trasformarli a volte in tanti piccoli Elvis Presley. Uno dei primi servizi fotografici lo feci nel 1974 a Cuggiono sulle rive del Ticino, in occasione di un Festival Pop organizzato dal fumettista underground Max Capa, editore della rivista “Puzz”. Ricordo che era stato organizzato in contrapposizione (stessi giorni) al festival pop del Parco Lambro di Milano, organizzato invece dalla rivista “Re Nudo”. In quell’occasione era divertente e curioso vedere gli hippy attendati sulle rive del fiume che tranquillamente facevano il bagno nudi . Peccato che non vidi mai quel servizio perché mi rubarono la macchina fotografica nella tenda dove alloggiavo. Ma ancora oggi quegli scatti mi rimangono impressi nel cervello.

 

Quando hai deciso che la fotografia sarebbe stato il tuo lavoro?
Da alcuni anni ho deciso che la passione per la fotografia doveva diventare anche il mio lavoro. Ecco perché da tempo mi occupo di sistemare il mio immenso archivio fotografico e a gestire i miei quattro blog. Uno dei quali è sui dettagli, altra mia passione.        

           

Quanto è stato importante il web per il tuo lavoro?
Credo di essere stato uno dei primi fotografi ad avere un sito web, dai primi anni ‘90, quindi non posso che parlarne bene. Il web è importantissimo perché le immagini circolano in tempo reale e i contatti che si hanno rispecchiano questa velocità nel comunicare e rispondere ovunque ti trovi. Inoltre lo considero un meraviglioso strumento democratico in quanto chiunque ne può usufruire.

Quanto è invece importante internet più in generale per la moda?
Io amo l’immediatezza e mi piace fruire da subito della notizia e dell’immagine, perché forma un ponte con l’altra parte del mondo. Però quando mi avvicino ad una libreria o un’edicola, mi lascio trasportare dall’oggetto cartaceo che non perde mai il suo fascino. Ecco perché credo che le riviste che odorano di carta e appena uscite dalla tipografia non moriranno mai. A proposito di internet, mi ha permesso di avere moltissimi amici in tutto il mondo e di avvicinarmi al mondo variegato della moda. Senza internet ovviamente non sarebbe successo.

Come mai la scelta di fotografare lo street style?
Essendo da sempre un fotografo di strada non potevo che preferire questo tipo di fotografia. Non amo molto mettere in posa i soggetti rendendo statiche le figure ma preferisco rischiare col fuori fuoco mentre si muovono e creano movimento anche nelle stoffe che indossano. L’immagine ‘mi deve puzzare d’asfalto’ ed è per strada che ritrai il soggetto con tutte le caratteristiche della vita. Anzi, nel momento in cui fai lo scatto, lo cogli pensieroso, distratto, sorridente, mano nella mano, malinconico, assorto e, anche, spesso, al telefonino…la naturalezza la trovo sulla strada.

Quali le motivazioni e le emozioni nel lavoro di scattare il popolo della moda alle sfilate?
Quello che succede fuori dalle sfilate è una cosa difficile da spiegare. Riprendere e documentare tutto ciò che si crea poco prima degli show, permette di cogliere particolari che altrimenti sfuggirebbero ai più.  Vengo attratto molto dal dettaglio e spesso mi accorgo che il mio sguardo cade sulle calzature, sull’accessorio per poi notare tutto il resto. Una volta ero intento a fotografare delle bellissime scarpe e quando alzai l’ho sguardo vidi questa attrice famosa che rideva come una matta. Ormai dopo anni che fotografo alle sfilate, ci si saluta come fossimo vecchi amici. Ecco, si ha anche l’impressione in quel caso che la strada si trasformi per un attimo in un immenso salotto dove incontrare periodicamente degli amici. Ed è meraviglioso tutto ciò.

Cosa rispondi a chi critica il vostro lavoro, a chi non apprezza la presenza dei fotografi di stile ai fashion shows?
Risponderei: immaginate se non ci fossimo noi fuori? Che tristezza sarebbe lo scenario senza le mise e l’autoironia di  Anna Dello Russo? Noi documentiamo la moda a partire da tutto quanto circonda gli avvenimenti fuori per strada e poi dentro i luoghi della moda. I personaggi che frequentano le sfilate amano apparire e spesso mentre arrivano agli appuntamenti di corsa, ci sorridono, posano un attimo, sfilano e fanno moda. Poi certo, c’è anche chi non apprezza questo e può godersi le  sfilate su youtube la sera stessa. Ma in quel caso è sicuro, manca il clima e l’atmosfera  che invece si crea con l’arrivo caotico e veloce delle persone che noi scegliamo di fotografare.

 

Nella seconda pagina termina l’intervista a Sam Cosmai e trovate altri suoi scatti. 

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  1. Donatella Rispondi

    Ah, il fuori fuoco come lo usa lui è pazzesco! Regala umanità a persone che in genere vengono spesso stereotipate pure dagli stessi giornali di moda. Mi piace la sua filosofia ^^!

  2. Michael (micky) Rispondi

    Grande il mio fotografo “Sam cosmai” fategli i complimenti e un ottimo fotografo.

  3. Nicola Bedussi Rispondi

    Conosco da tre anni Sam Cosmai e devo dire che le sue fotografie hanno una sorta di potere magico che avvicina la gente comune ad un mondo esclusivo come può essere quello della moda

    • Stefano Guerrini Rispondi

      Oltre ad essere una delle persone più gentili ed educate che ho conosciuto in questi anni a Milano. Adoro Sam!

  4. Emanuela Pirré Rispondi

    Ho la fortuna di conoscere Sam e lo adoro: amo il suo lavoro, le sue foto, il suo garbo, il suo modo d’essere. Nelle sue foto mette il cuore: io non sono fotogenica, ma quando mi ritrae lui tira fuori qualcosa di buono anche da me. E poi ha ragione: “Noi documentiamo la moda a partire da tutto quanto circonda gli avvenimenti fuori per strada e poi dentro i luoghi della moda”. Viva Sam. E bravo Stefano per la bella intervista, mi hai fatto scoprire nuove cose di Sam.

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